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LE NON POESIE DI GIGLIOLA FRANCO

Qualcuno deve dirmi
perché mi porto dietro questa morale
(ammesso che ne abbia una)
e invece nel Bangladesh
la mia sarebbe una morale del cazzo.

Non bisogna avere paura
della volgarità.
E’ una delle poche cose
rimaste
sincere
genuine
va dritta allo scopo
senza giri di lucro.

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Se io dico che siamo soli
su questa terra di merda
scopro l’acqua calda
(l’hanno già detto in molti)
solo che l’hanno detto
con parole fiorite
belle, forbite
come se essere soli
fosse bere un bicchierino d’alchèrmes
seduti sul proprio canapè
guardando
(da soli, al televisore)
il programma che c’è.
Ora io voglio dirvi
che essere soli significa
sentirsi
una cacca di cane
pestata
da un tizio che sacramenta
perché ha sporcate
le scarpe
appena comprate.
Sentirsi
un cartoccio di prugne avariate
gettate
nel cassonetto della spazzatura.
Sentirsi
un grosso catarro scracciato
da un vecchio bavoso
sofferente al costato.
Ti viene il sospetto
che nessuno ti ami
perché sei un reietto
uno sputo del mondo
uno da evitare
fino a che camperà.

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Gigliola Franco è nata nel 1924, ed è stata giornalista, insegnante di Lettere, autrice teatrale (associata SIAE) e regista teatrale nelle Scuole Superiori, femminista storica. “NON SONO POESIE”, titolo della silloge, è stato scritto da Gigliola Franco tra i 70 e gli 85 anni, e solo ora pubblicato.mira a diventare uno dei casi editoriali/letterari del 2012.
NON SONO POESIE è una sorprendente, caustica (come la soda) raccolta inedita di scritti che si presentano in forma poetica, ma senza il lirismo tipico della poesia.
La raccolta, che si propone come Non-Poesia, si scaglia contro una classe politica scellerata, contro la guerra, le istituzioni, i nazionalismi, il tricolore, la caccia, e ci parla in modo disincantato dell’amore, della condizione della donna, dell’essere anziani, della famiglia, dei nostri sogni, della vita e della morte.
Accostata a Bukowski, Pasolini, De Andrè, Gaber, Merini, e’ stato suo figlio Corrado Franco, regista e produttore cinematografico, a scoprirla e a fondare la “Corrado Franco Editore” con l’unico scopo di pubblicare la raccolta della mamma (www.nonsonopoesie.it). E il libro vende benissimo, con apprezzamenti di Erri de Luca e Luciana Littizzetto: «Sono bellissime. Me le sono bevute tutte».

Nata a Roma e trasferita ad Alba per seguire il lavoro del padre medico, Gigliola negli anni del liceo fa innamorare Beppe Fenoglio. «Probabilmente è stata la forte differenza sociale a portarli ad un passo dall’innamoramento, senza farli incontrare mai», dice Corrado. Gigliola è anche depositaria di due segreti di Fenoglio, che potrebbero cambiare tutta la visione letteraria dello scrittore. Ma li custodisce gelosamente, e non vuole che siano divulgati finché sarà in vita.

La vecchiaia punge e si mescola inesorabile tra le pagine dei suoi versi. «Di colpo mi ritrovo ad essere vecchia e non capisco come cazzo è potuto succedere in così poco tempo», scrive Gigliola. È faticosa la vecchiaia se accompagnata dalla malattia, ma Gigliola Franco non ha rimpianti quando pensa alla sua giovinezza.

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